Vado a vivere in città
Oggi il 55% della popolazione mondiale vive nelle città e l'ONU prevede un continuo incremento (si parla del 66% nel 2050, soprattutto per la crescita delle megalopoli in Africa e Asia): l'idea della città non è mai andata in crisi, nemmeno davanti all'evidenza del suo "lato oscuro": maggiori rischi per la salute e la sicurezza, alta competizione per il lavoro, inquinamento.
La città offre socialità, si nutre di creatività e crea innovazione: più cresce più è efficiente, più diversità è in grado di generare più possibilità ha di vivere molto a lungo.

Può essere un bene che le città continuino a crescere, dicono, perché le economie di scala rendono meno costose (del 15%) le infrastrutture all'aumentare della popolazione per cui le si dimensiona e l'accesso a servizi essenziali, come salute e istruzione, è decisamente più facile e solitamente di qualità maggiore nei centri urbani.
E' innegabile però che al momento le città, e soprattutto le megalopoli, sono insostenibili, perché consumano una grandissima quantità di risorse (energia, cibo, acqua, materiali...) provenienti in gran parte dall'esterno dei suoi confini, e in cambio generano molto, troppo inquinamento (si calcola che le città consumino, direttamente e indirettamente, il 70% dell'energia globale e generino l'80% di emissioni novice).
Per mettere maggiormente a fuoco questi flussi viene utilizzato il concetto di Metabolismo Urbano: anche la città dipende da reazioni biochimiche di sintesi e degrado che avvengono in ogni organismo vivente per sostenerne la crescita, il rinnovamento e il mantenimento.
Gli ecosistemi urbani sono sistemi complessi, alimentati da flussi in entrata di risorse, generando flussi in uscita sotto forma soprattutto di rifiuti ed emissioni.
Analizzare il metabolismo di una città permette di comprenderne gli impatti, di tracciare i flussi e di effettuare una valutazione multidimensionale che porti all'attivazione di processi virtuali di economia circolare (obiettivo la "città circolare").
Può diventare anche uno strumento molto utile per creare consapevolezza (e quindi responsabilità) nella popolazione, attraversi approcci di partecipazione pubblica.
Senza dimenticare che non è facile tracciare dove inizia e dove finisce un centro urbano, anzi... e se torniamo con l'attenzione agli spazi, dopo aver parlato di flussi, è evidente che il suolo occupato è la prima risorsa da considerare.
Applicare ai territori urbanizzati il concetto di life-cycle è interessante: in una concezione sistemica, una porzione di territorio non può crescere all'infinito, prima o poi incorrerà in una fase di involuzione che si manifesta con un crescente grado di entropia e una riduzione del valore fino a raggiungere il degrado, per giungere alla creazione di un nuovo sistema con una struttura diversa, dando l'avvio a un nuovo ciclo vitale.
La velocità che contraddistingue il susseguirsi dei diversi cicli vitali e il conseguente consumo di risorse determina l'inevitabile formazione di wastescapes: spazi residui, aree dismesse e periferie senza una funzione o un'identità.
Guardando alle aree urbanizzate come organismi viventi, l'avvio di un nuovo ciclo vitale che investa una o più wastescape - attraverso la proliferazione e l'ibridazione dei tessuti circostanti - può trasformare un gruppo di "cellule indifferenziate", dando origine a nuovi organi, flussi ed equilibri.
Un fattore assolutamente essenziale in futuro sarà la progettazione e la valorizzazione della natura urbana, perché giocherà forse il ruolo principale sia per il benessere delle persone che per una maggiore sostenibilità ambientale, dal contenimento del cambiamento climatico alla produzione di cibo a km 0 e al mantenimento della biodiversità.
Si parla così di "foreste urbane" e "agricoltura urbana" e addirittura di corridoi ecologici che attraversano le nostre città.
Le iniziative in tal senso sono diverse e ricche di stimoli: in particolare Green Cities (FAO) mette in relazione il verde nelle città e la disponibilità di cibo, proponendosi di creare una rete di centinaia di città nel mondo (piccole, medie e grandi) in cui esplorare politiche e azioni che connettano verde urbano, produzione e consumo di cibo.
Ovviamente la città non è fatta di sole risorse di flussi di materia ed energia, ma anche e di relazioni e dinamiche sociali ed economiche. Grazie al continuo scambio di informazioni, è nelle metropoli che si genera innovazione.
Non è semplice trovare il modo per includere nella progettazione questi aspetti, che sono per loro natura più spontanei, indefiniti e non governabili, ma è essenziale che pianificatori, urbanisti e decisori politici prendano in consegna la complessità delle città e provino a indirizzare , naturalmente coinvolgendo tutti gli stakehoder che ne hanno titolo. C'è tantissimo da fare!
Per approfondire:
L. Amenta, M. Russo, A. van Timmeren: Regenerative Territories
G. West: "Scale: The Universal Laws of Life, Growth, and Death in Organisms, Cities, and Companies", anche in questo video
S.Fattorini, Ecologia urbana
Urbanocene (podcast della serie "Tracce" di Matteo Caccia per Radio24)
The nature of cities
Ecocity Builders
FAO Green Cities Action Program (pdf) e Integrated Urban Planning for African Cities (video, a cura di FAO e Politecnico di Milano).