Per non finire a vivere dentro una bolla, i piani non bastano
Per realizzare quanto le tematiche ormai all'attenzione di tutti hanno una ricaduta sulla pianificazione e sulla gestione del territorio basta dare un'occhiata all'homepage di Urbanpromo, l'evento annuale degli urbanisti che anche quest'anno ho seguito con attenzione.
Questo non è un report: definito il mio percorso nel labirinto di sessioni parallele, non ho alcuna pretesa di completezza. E devo dire che non è stato semplice seguire presentazioni così diverse per focus, linguaggio e approccio, ma credo sia un onesto specchio del tempo in cui viviamo. Finalmente riconosciuti i limiti di alcune pratiche e la necessità di integrare competenze finora marginali, sì è dato spazio al dubbio e al reame del possibile.

E' stato interessante osservare la ricorsività degli argomenti, anche se trattati da diverse prospettive: è un po' come se le realtà attorno a noi stessero cercando tutte, all'interno dei propri ambiti, di riconfigurarsi, cominciando a capire che non si può fare a meno di ampliare lo sguardo per cercare soluzioni nuove.
Dagli indirizzi agli interventi
Se di Agenda dello Sviluppo Sostenibile fino a poco fa parlavano solo istituzioni pubbliche e Terzo Settore, oggi i Sustainable Development Goals (SDG) garantiscono un primo framework di alto livello su cui allineare i propri passi, insieme al PNRR come prospettiva di finanziamento.
In realtà però l'argomento più trattato in assoluto sono state le Nature Based Solutions applicate ai territori, facendo riferimento alla salvaguardia e al ripristino dei Servizi ecosistemici.
I servizi ecosistemici sono i benefici che le persone ottengono dagli ecosistemi (contributi diretti e indiretti degli ecosistemi al benessere umano).
Si parla di Capitale Naturale, l'approccio è ancora chiaramente antropocentrico, ma l'attenzione della progettazione subisce una svolta, perché impara a considerare la natura come il suo più potente alleato, non solo da tutelare di per sè, ma come parte imprescindibile della soluzione dei problemi e addirittura come uno stakeholder chiave.
Territori plurali e cittadini attivi
I benefici ecosistemici sono chiaramente presenti e applicabili su ogni tipo di territorio (aree protette e terreni agricoli possono giocare un ruolo molto importante), ma prevedibilmente la rigenerazione urbana è stata l'oggetto di molti approfondimenti, anche in seguito a una serie di considerazioni post-covid e relativi lockdown.
Le città sono sotto la lente di ingrandimento, per motivi toccati in un post di qualche mese fa; fondamentalmente la loro popolazione sembra destinata a crescere, pur essendo diventate ambienti altamente vulnerabili, con rischi legati alle sfide ambientali e alle reti di approvvigionamento di risorse, oltre che al benessere dei suoi abitanti.
Da più parti è emersa una consapevolezza che anche gli abitanti di una città o di un quartiere, così come altre categorie di portatori di interesse come gli imprenditori o i commercianti, possono diventare alleati degli amministratori pubblici:
nella co-creazione di scenari progettuali
nella gestione/manutenzione di alcuni spazi pubblici
nel supporto auto-organizzato tra gruppi informali di cittadini
nell'autoproduzione e autoconsumo (un primo esempio normato le comunità energetiche rinnovabili)
Anche per questo c'è chi ha evidenziato la necessità di pensare a un'organizzazione "socio-spaziale", dove la componente spaziale e la dimensione umana della panificazione siano trattate come un tutt'uno, in unità di resilienza a diverse scale territoriali. Molto interessante!
Aggiornare conoscenze, mappe e piani
Uno dei punti forti di Urbanpromo sta nella diversità dei relatori: tecnici e professionisti di varia estrazione, ricercatori, amministratori, associazioni e fondazioni, fondi di investimento.
Quest'anno l'interdisciplinarità è stata definita molto spesso come necessaria per attraversare i recinti di saperi e competenze. Ma è stata anche praticata a più riprese, questo va riconosciuto e apprezzato.

Si è anche parlato spesso dei piani urbanistici, considerati da più parti uno dei principali punti deboli del governo del territorio. Sono molti, ma soprattutto richiedono moltissimo (troppo) tempo per essere redatti, non possono essere modificati agilmente e per questo spesso si trasformano in un problema piuttosto che in un punto di riferimento, anche perché non tengono abbastanza conto di modalità e processi necessari alla loro realizzazione.
Un esempio per tutti, le considerazioni appena pubblicate sull'excursus dei Piani di Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC), un argomento di cui si dovrebbe parlare molto più spesso:
La prima considerazione, che sfida la capacità di tutta la classe dirigente del Paese, è che il PNACC ha senso solo se coordinato a un più generale indirizzo di politica economica orientato alla transizione ecologica, in grado di restituire al Paese una visione al futuro coerente alla complessità sistemica delle molteplici crisi in corso.(...)
La seconda considerazione, che riguarda più direttamente il mondo della pianificazione, è che (...) occorrerà poter condurre celermente degli stress test, che consentano di valutare il grado di coerenza dei vigenti piani e programmi agli obiettivi energetico-climatici del PNACC, nonché l’utilizzabilità dei loro strumenti operativi alla messa a terra delle necessarie trasformazioni.
In particolare, il PNACC sta affrontando il nodo di come costruire un sistema di pianificazione in grado di dimensionare, proporzionare e priorizzare gli interventi in relazione a scenari anziché, come dettano criteri tradizionalmente deterministici, utilizzando proiezioni statistiche condotte a partire da eventi trascorsiINU: Adattamento ai cambiamenti climatici, dall’Italia senza piano ad un piano per l’Italia
Tornando a Urbanpromo, grande attenzione di tutti all'acquisizione di conoscenze e mappature che aiutino a interpretare la realtà e agli strumenti negoziali per ampliare la partecipazione.
Alcune parole chiave sono state utilizzate spesso e sottendono un cambiamento di prospettiva:
comprensione
transizione
adattamento
manutenzione
rigenerazione
trasformazione
potenziamento
valutazione
monitoraggio
inclusione
diritti
Meno forma, più processo. Evidenze, reversibilità e flessibilità.
Mi sono tornati in mente i nidi di formiche di Walter Tschinkel esposti ora In Triennale a Milano, o meglio la didascalia relativa alle sue opere:
Com'è possibile che centinaia di milioni di formiche organizzate in una colonia, senza un progetto, senza un capo e per di più al buio, creino questi nidi così complessi e organizzati?
dalla mostra Unknown Unknowns in Triennale

Verso una rifondazione?
Il cambio di paradigma, da estrattivo a rigenerativo, è ormai nella testa di molti, anche se non sempre ancora "attivato".
La Terra, come noi umani, ha risorse limitate che vanno (molto) meglio gestite, se non per "lei", almeno per il nostro bene.
Dobbiamo trasformarci da sfruttatori/consumatori in custodi delle risorse naturali.
Come?
Innanzitutto, in ogni ambito e scala, occorre partire da quello che ci unisce e non da quello che ci divide.
Le gradi sfide che abbiamo davanti sono comuni e possono essere affrontate solo collaborando.
Un altro approccio vincente è integrare: abitazioni e vegetazione se parliamo di abitare, ma anche discipline, piani e processi, produzione e manutenzione, la risposta dei territori a condizioni climatiche diverse.

E le tecnologie? Se sappiamo di cosa abbiamo bisogno, diventano alleati straordinari, abilitano e non dominano.
Oggi è possibile "mappare l'invisibile", dall'aria al sottosuolo, per renderci conto dei rischi che corriamo e poterli prevenire.
Possiamo costruire copie virtuali delle nostre città o di parti di esse (i digital twins) e sperimentare sul modello azioni e interventi possibili, anche con modalità immersive accessibili a tutti, non solo progettisti e amministratori.
L'intelligenza artificiale ci aiuta anche a immaginare scenari possibili, perché il futuro va creato, non subìto.
Infine, le sperimentazioni di insediamenti in ambienti estremi e isolati come la luna forniscono insights utili da applicare sulla Terra in certe situazioni, ma ci restituiscono anche una visione confinata di abitare, tale da farci pensare bene... chi vuol vivere dentro una bolla tutta la vita?
Per approfondire:
www.urbanpromo.it
Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile
Ministero transizione ecologica: Capitale Naturale e Servizi Ecosistemici
Responsible Risk Resilience Centre di Torino
Living labs su aree produttive, progetto del Politecnico di Milano
European Networks of LivingLabs
Piano territoriale di area vasta di Rimini
Urban intelligence e digital twins su GeoSmartMagazine
Unknown unknowns (mostra)
Istituto Nazionale di Urbanistica: Adattamento ai cambiamenti climatici, dall’Italia senza piano ad un piano per l’Italia
Francesco Musco: Climate change an urban planning (video)