
Fidarsi del caso, tra enigmi e misteri
Leggo di argomenti tanto diversi che alcuni concetti rimangono sospesi come nuvole, in attesa di allacciarsi ad altri trovando un modo per emergere.
In questi ultimi giorni mi ha colpito questo schema, che indica le "quattro voci" da coinvolgere per attivare un qualsiasi cambiamento e definisce i reciproci ruoli:
la voce di chi ha voglia di fare o di chi ha il mandato a fare;
la voce dell'esperienza, solitamente le persone che vivono e conoscono bene una situazione, un luogo, un disagio;
la voce di chi ha le risorse finanziarie, le capacità, le proprietà o le conoscenze necessarie per attuare le cose;
la voce di designer e facilitatori, che possono aiutare a connettere, comunicare e coordinare la conversazione.
Semplice e chiaro, può aiutare a costruire tavoli di lavoro a qualsiasi livello.
Il collegamento con un contenuto che ho letto almeno un anno fa e di cui ho sempre voluto scrivere, senza trovarne mai il modo, è apparentemente solo cromatico, quindi casuale.
Si tratta di una meravigliosa guida pratica sull'attivismo, è stata scritta nel 2015, prima della nuova ondata di giovani attivisti ambientali, e contiene un sacco di spunti intelligenti e chiari per ripensare il modo in cui fare un "attivismo di sistema", più strategico e meno istintivo.
Mi sono sempre rimasti impressi i "quattro cappelli" che gli attivisti possono scegliere, perché potrebbero essere applicati pari pari ai designer interessati al systems thinking.
il "questioner", che definirei il filosofo di nuova generazione, anima la conversazione su questioni fondamentali di qualità della vita dimenticate dalla politica, e contribuisce a creare un cambiamento culturale.
l'agopuntore individua nel sistema politico/economico/normativo i punti critici su cui fare leva per cambiare il sistema.
il giardiniere aiuta il nuovo sistema a emergere e a essere influente, nominando, collegando, supportando e illuminando i suoi pionieri.
il facilitatore costruisce connessioni significative tra reti e gruppi diversi, traducendo le informazioni in modo che siano comprese dagli altri gruppi e aiutino a far convergere pensiero e strategie.
Non è solo un caso se metto in relazione i due spunti, entrambi aiutano a capire cosa ognuno di noi può essere e può fare, se decide di mettersi in gioco per cambiare il mondo in meglio. Ma il caso (e la mia memoria visiva) mi hanno aiutato a creare la relazione.
Se avete necessità di riappacificarvi con il caso, vi consiglio il capitolo "Affidarsi al caso" del libro di James Bridle, "Modi di essere".
L'esplorazione più efficace di un territorio complesso è la passeggiata casuale
Non si tratta di arrendersi al caso, ma di affidarsi ad esso come hanno già fatto non solo artisti e intellettuali, ma anche scienziati (costruendo macchine non binarie e usando il Metodo Monte Carlo), politici e legislatori (utilizzando il sorteggio per rappresentare democraticamente la cittadinanza).
Anche la natura si affida a ciò che chiamiamo caso: nell'evoluzione, la selezione di Darwin è solo il più visibile dei processi, non l'unico!
Il caso infatti ha un ruolo altrettanto importante attraverso i processi che non dipendono dalle pressioni dell'ambiente: mutazione, ricombinazione e deriva genetica sono veri e propri generatori di casualità (e di vita).
Chiamiamo caso ciò che ci risulta inconoscibile -imprevedibile - incontrollabile, e caos ciò che è confuso - disordinato - turbolento: caos e caso sono facce della stessa medaglia.
Variazioni minime causano “cambiamenti spettacolari imprevedibili” e “una forza di irradiamento enorme”.
Sento dire ogni giorno che viviamo in un mondo complesso: ma la complessità è sempre stata lì, o no?
Certamente ne siamo più consapevoli e l'abbiamo in parte riprodotta nelle nostre società.
Da quando poi siamo più connessi con ogni persona di ogni parte del mondo, è come se ci trovassimo tutta la complessità del mondo dentro casa.
Viviamo un tempo di incertezza, che ci mette in crisi perché ci mette in discussione e credo che molti di noi vacillino tra:
A. sgomento e relativo senso di urgenza nella ricerca di soluzioni
B. periodico, temporaneo desiderio di mollare gli ormeggi, di evadere, di sentirsi leggeri "come prima", non sempre responsabili e colpevoli dei mali della società e del mondo.
Tutte le soluzioni alla moda per uscire dalla “crisi”, dalla democrazia elettronica alla violenza rivoluzionaria, dal locavorismo alle abitazioni a energia solare, dalle regolamentazioni dei mercati finanziari allo sciopero generale, tutte queste cose, per quanto ridicole o sublimi possano sembrare, dipendono da un cambiamento radicale a priori, un cambiamento epocale nella coscienza umana.
Senza una trasformazione del genere ogni speranza di riforma è futile. E se una trasformazione del genere dovesse per qualche ragione accadere, nessuna riforma sarebbe necessaria. Il mondo semplicemente cambierebbe. Le balene sarebbero salve. Niente più guerra. E così via.Quale forza è in grado, anche solo in teoria, di provocare una tale rivoluzione?
Hakim Bey, La vendetta di Zarathustra
A modo suo, un mito come Hakim Bey riassume il significato del termine "emergence" (non so proprio come tradurlo in italiano) che sta diventando quasi un faro: la speranza nell'auto-organizzazione di sistemi complessi e la speranza di poter capire almeno le regole di massima su cui si basa.
Nel caso della vita sulla Terra c’è qualcosa in più, che non si riscontra nei sistemi aperti della natura non vivente. (…)
Gli esseri viventi hanno imparato a costruire strutture stabili. Ciò è vero tanto per i mattoni fondamentali, le biomolecole come quelle del DNA, quanto per lo scheletro e per il corpo intero.
La natura ha dunque imparato a depositare continuamente in strutture stabili i processi di costituzione delle forme. Ciò permette agli esseri viventi di apprenderein modo finalizzato: sia come organismi singoli, sia come gruppi di organismi, essi sono capaci di salire la scala dell’evoluzione.Hermann Haken in Sinergetica
Ci sono tante cose fuori dalla nostra comprensione, ma oggi abbiamo qualche punto di riferimento importante, anche grazie alla potenza dei computer e delle tecnologie che ci consentono di elaborare modelli alla nostra "portata di complessità".
Invece di sentirci impotenti, potrebbe avere più senso fidarci di noi stessi e avere riguardo per il mondo "più che umano" che non possiamo controllare, ma che ci stiamo avvicinando a capire.
E adattarsi alle sue regole, copiando la natura, è un approccio forse più potente e appropriato che cercare di anticipare, piegare, contrastare.
How do we deal with risks we cannot even define? A good start is to move away from the economist’s palette of efficiency and rationality and instead look at examples of survival in worlds of radical uncertainty. Take the cockroach: It has survived for hundreds of millions of years as rainforests turned into savannas and savannas turned into deserts. And it has done this with a coarse escape system, simply running from puffs of air on its cercal hairs. Not very elegant. It will never win the Insect of the Year award but has done well enough to survive a world of radical change.
Rick Bookstaber, The Slow-Motion Tidal Wave Consuming Our Economy
Si può propendere per l'enigma - che può essere risolto - o per il mistero, che non ha soluzione e va accettato così com'è. Io non voglio rinunciare a nessuno dei due: studio l'enigma e mi lascio affascinare dal mistero.
I fisici ancora non sanno perché il cosmo si espanda. Contemporaneamente, però, cerchiamo di capire come gli avvenimenti nel microcosmo, diciamo in una singola cellula biologica, siano connessi con l'universo.
Hermann Haken in Sinergetica
Per approfondire:
Michael Narberhaus e Aryne Sheppard, Reimagining activism (pdf)
James Bridle, Modi di essere. Animali, piante e computer: al di là dell'intelligenza umana (libro)
Hermann Haken, Sinergetica. Il segreto del successo della natura (libro)
The complexity of emergent systems: Joe Simkins at TEDxColumbus (video)
40 anni di risonanza stocastica – intervista a Giorgio Parisi
Capire il clima e la turbolenza: il segno lasciato da Giorgio Parisi
Hakim Bey, La vendetta di Zarathustra (presentazione del libro)