Diversi è bello, anche per età
Mi sono imbattuta quasi per caso nei Sustainability days, evento organizzato a Bolzano, che fra i tre obiettivi che si pone ha quello di "rendere lo sviluppo sostenibile accessibile a un vasto pubblico, specialmente ai giovani".
Un'organizzazione seria, direi quasi formale, niente di "alternativo" ecco. Però, molti dei relatori erano giovani, credo tra i 25 e i 35 anni. Alcuni attivisti. Il tema la sostenibilità ambientale. Il palco era loro, principalmente.
Ascoltando gli interventi in background per pura curiosità, mi è arrivata un'imprevista ventata di aria fresca.
Gli interventi erano guidati dalle emozioni più che dall'accurata preparazione, le presentazioni meno patinate e più personali, si sentiva l'entusiasmo, la voglia di esserci, di cambiare, di convincere.
Io che sono una cinquantenne qualche ingenuità l'ho colta, ma viva l'ingenuità mi vien da dire.
Questo evento mi ha fatto riflettere su quanto sia ancora raro, almeno in Italia, che persone di età diverse lavorino agli stessi progetti in modo affiatato, e siano considerati una risorsa. Forse gli ambienti creativi sono un caso a parte, ma non ne sarei così matematicamente certa.
Sempre più aziende nelle job description dichiarano l'età media dei loro collaboratori, e più bassa è meglio è visto che la considerano una delle leve per attrarre (ancor più giovani) talenti.
Non se ne parla molto, ma sottotraccia c'è quest'idea che avere più generazioni sul luogo di lavoro sia una palla al piede, un problema da gestire.
I "vecchi", i non-nativi-digitali, non capiscono le logiche sottese al nuovo mondo, veloce e virtuale. I giovani sono inaffidabili e distratti. E così via.
When we fundamentally can’t relate to someone due to generational gaps, we often resort to using harmful stereotypes and blame solvable problems on each other instead of working to understand — and value — the differences that distance us. Our job performance and productivity are negatively impacted as a result.
https://hbr.org/2021/08/how-to-manage-a-multi-generational-team
Solo l'8% delle aziende degli Stati Uniti includono nella loro strategia di diversità e inclusione anche il parametro dell'età. Non oso pensare in Italia.
This is a missed opportunity. Age-diverse teams are valuable because they bring together people with complementary abilities, skills, information, and networks. If managed effectively, they can offer better decision-making, more-productive collaboration, and improved overall performance — but only if members are willing to share and learn from their differences.
Megan Gerhardt, Harnessing the Power of Age Diversity
Io non ho bisogno di essere convinta, ma trovo molto interessante l'argomento, toccato anche durante un panel dei Sustainability Days, dove si palesa una comprensibile insofferenza per chi non ha fatto e non fa: Giovanni Mori (attivista e coordinatore dei Fridays for Future) consiglia ai giovani di arrabbiarsi per fare pressione su politici e decisori che pur avendo gli strumenti e il potere non si muovono nella direzione del cambiamento. Daze Aghaji (attivista inglese di Youth Climate Justice) spiega che i movimenti dei giovani attivisti pongono maggiore attenzione al concetto di "alleanza" rispetto a quello di "organizzazione", perchè il coordinamento, inteso come integrazione e sostegno reciproco, è essenziale per trovare sempre l'energia giusta, "fluttuando tra amore e rabbia".

Non sono molte le occasioni per persone di età diverse di ascoltarsi sul serio, ed è un peccato. Megan Gerhard e Lindsey Pollak, con i loro recenti libri, indicano alcune pratiche da applicare sul posto di lavoro, dallo sfidare gli stereotipi al condividere apertamente le proprie preferenze (in fatto di comunicazione, organizzazione del lavoro, incentivi...), stabilendo poi le modalità di lavoro del gruppo.
Ma più di tutto, conta cambiare la narrazione.
Instead of perpetuating an “us versus them” dynamic at work, let’s change the narrative moving forward.
There are ways to bridge the generational gap. It begins with communication, humility, and a deeper curiosity about the strengths and limitations of our team members and ourselves. It begins with the acceptance that we are fundamentally different people with equally valuable insights to offer.
It ends with respect and understanding. It ends with progress.https://hbr.org/2021/08/how-to-manage-a-multi-generational-team
Ai Sustainability days le presentazioni sono piuttosto lunghe, quindi si ha tempo per passare dal sorriso accondiscendente all'interesse, dallo scetticismo al coinvolgimento.
Tra le relazioni che ho potuto ascoltare ecco le mie due preferite, ora online:
Clover Hogan, giovanissima attivista, ha fondato Force of nature, un programma per trasformare l'eco-ansia dei suoi coetanei in pro-azione ("take back control and agency on what is under your influence").
La sua presentazione è una specie di guida per un auto assessment che potrebbe essere utile anche a tanti adulti.
A me è piaciuto il consiglio di scegliere di fare qualcosa che non solo motivi, ma sostenga e ricarichi, perché il viaggio è lungo e "you can't pour from an empty cup"; alcune delle mie scelte lavorative si sono arenate proprio su questo scoglio.

Laura Storm offre a persone a aziende un percorso di "trasformazione rigenerativa" con Regenerators e in una presentazione emotiva e femminile ha condensato moltissimi concetti, senza temere di legare sfera personale e professionale, fragilità e fermezza: un approccio nuovo e secondo me convincente perché onesto.
"Regenerative leaders are Ecosystem nurturers": chi vorrà stare dall'altra parte, fra qualche anno?

Il filosofo Luciano Floridi sostiene che persone come lui (e come me) fanno parte di una generazione un po' speciale, perché siamo gli ultimi ad aver vissuto in un mondo completamente analogico prima di immergerci appieno nel modo di vivere che lui definisce "on-life", sempre connesso. Sarà un pro o un contro? Ha senso la domanda? Come può non essere una prospettiva che torna utile e porta valore?
C'è il mentoring e c'è il reverse mentoring, dove i giovani insegnano ai meno giovani come utilizzare i nuovi strumenti digitali. Ancora più interessanti però mi sembrano gli esperimenti di conversazione e dialogo tra persone di età (molto) diverse: spazi in cui ci si parla, ma soprattutto ci si ascolta, per capire cosa ci motiva e perché.
Per approfondire:
https://www.linkiesta.it/2022/03/divario-digitale-generazioni/
Harvard Business Review: How to manage a multi generational team e Managing older workers (podcast)
Making Intergenerational Magic at work (podcast)
Luciano Floridi: On life (video)