Dal controllo alla conquista della natura, per poi scoprirla dentro di noi.
Se il progresso viene letto come desiderio di dominio, questo può essere considerato una reazione alla paura dell'ignoto. Ma qualcosa non ha funzionato.
“Da molto tempo, ormai, il dominio è parte dell’intreccio che definisce il nostro modo di pensare e di agire”.
Philipp Blom, “La Natura sottomessa. Ascesa e declino di un’idea”
Master narratives have been largely defined as culturally shared stories that guide thoughts, beliefs, values, and behaviors.
These are not stories of individuals’ lives (i.e., personal narratives), but are broad culture-specific stories that are available for individuals to potentially internalize and resist, both consciously and unconsciously.
”Personal, Master, and Alternative Narratives: An Integrative Framework for Understanding Identity Development in Context”
In un recente saggio, “La natura sottomessa. Ascesa e declino di un’idea”, Philipp Blom traccia l’evoluzione-involuzione dell’impulso al dominio degli uomini, dall’alba dei tempi fino all’attuale disgregazione totale di questa traiettoria.
Trovo interessante e centrale il tema, anche se non originale di per sè, perché viene formulata come il racconto capovolto del progresso umano e tecnologico, sottolineando come separazione, contrapposizione, esercizio del potere siano stati tutti strumenti per raggiungere il fine.
Dominare cosa, dominare come
La strada verso il dominio dell’uomo sull’ambiente nel corso dei secoli sembra espandersi, arricchendosi di connotazioni che condizionano anche il nostro approccio alla vita.
1. Dominio su: asservimento del territorio e di altri esseri umani - Controllo
Tutto potrebbe essere degenerato, almeno su larga scala, con le cosiddette “società idrauliche”, nate in diversi luoghi del mondo in modo indipendente. La possibilità (intese come capacità, ma anche condizioni climatiche e posizione favorevole) di irrigare ampie regioni ha consentito la concentrazione di più persone, la trasformazione del paesaggio, la divisione del lavoro e dei ruoli nella società, il prelievo delle imposte, la necessità di difendersi con eserciti e un sistema di governo.
Chi possiede il territorio possiede l’universalità delle cose
Maestro Zhuang Zhou
2. Dominio per: sfruttamento della natura per lo sviluppo – Conquista e Potere
Da un lato la guerra come “distruzione creatrice” spinge all’innovazione e all’invenzione; dall’altro la natura, guardata con curiosità e sospetto (terremoti, pestilenze..) spinge all’esplorazione, alla classificazione e alle scoperte scientifiche. È il prezzo da pagare per il progresso: armi sì, ma anche arte, stampa, viaggi, commerci, circolazione di informazioni.
3. Dominio di tutti gli esseri viventi: Dio è morto, l’uomo è padrone solo al comando - Superiorità
Se “prima” Dio era il creatore assoluto e l’uomo il suo pupillo, con le teorie di Darwin e la descrizione empirica dell’universo non c’è più bisogno di scomodare entità trascendenti nella Narrazione. L’uomo si considera superiore, ma si ritrova solo: la responsabilità di scelte e azioni ricadono tutte su di lui; il destino sembra essere nelle sue mani, ma non sa bene che farsene.
La svolta che ci sconvolge
Eccoci arrivati al XX secolo quando, quando nel giro di una generazione umana la piramide comincia a sgretolarsi e…
4. Il dominatore scopre di essere dominato: inconscio, istinti, irrazionalità, falle psico-cognitive, quanti, relatività, delocalizzazione - Disagio
Arriva Freud e “Il disagio della civiltà”. L’uomo comincia a considerarsi sconosciuto a se stesso, incapace di controllare i propri istinti, potenzialmente pericoloso.
Emergono i sensi di colpa dell’Occidente (colonizzazione e distruzione delle risorse naturali e culturali).
Con la rivoluzione digitale l’accesso al mondo viene filtrato e l’uomo perde la dimestichezza con il proprio ambiente; gli algoritmi approfittano dei nostri schemi di comportamento e trasformano le nostre interazioni in dati o transazioni, manipolandoci.
La dimensione globale e sistemica degli eventi aggiunge incertezza e disorientamento; le gerarchie vengono messe in discussione una dopo l’altra: saltano tutti i punti di riferimento.
Ancora: l’uomo si scopre abitato da miriadi di microorganismi (funghi, virus e batteri) che interagiscono con il suo metabolismo in modo ancora indecifrabile: nonostante tutto rimane una creatura selvatica.
La sequenza di cui sopra rimanda in qualche modo alle quattro rivoluzioni delineate da Floridi (di cui si era parlato già qua) che fa partire lo sgretolamento delle certezze dal 1500:
“La prima, quella copernicana, ha smontato la concezione antropocentrica dell’universo; la seconda, figlia di Darwin, inserisce l’uomo nel processo di evoluzione caratterizzato dalla selezione naturale, riducendolo al pari di un animale; la terza è quella di Freud, e consiste nella perdita di integrità da parte del soggetto, diviso tra conscio e inconscio.
La quarta rivoluzione… nasce con Alan Turing e il computer: «A partire dal lavoro rivoluzionario di Turing, l’informatica e le ICT hanno iniziato a esercitare un impatto sia estroverso sia introverso sulla nostra comprensione. E ci hanno dotato di conoscenze scientifiche senza precedenti sulla realtà naturale e artificiale, nonché della capacità di operare su tali realtà. […] Al pari delle tre precedenti, la quarta rivoluzione ha rimosso l’erroneo convincimento della nostra unicità e ci ha offerto gli strumenti concettuali per ripensare la nostra comprensione di noi stessi».
https://www.pandorarivista.it/articoli/quarta-rivoluzione-infosfera-floridi/
This is a conceptual emergency: come re-immaginarsi?
Floridi propone la sua prospettiva del nuovo capitolo della storia dell’uomo:
Siamo organismi informazionali (inforg), reciprocamente connessi e parte di un ambiente informazionale (l’infosfera), che condividiamo con altri agenti informazionali, naturali e artificiali, che processano informazioni in modo logico e autonomo.

Blom appare più confuso:
Quale idea, quale visione del mondo, quale grande narrazione farà uscire il genere umano da questa crisi? Quali indizi sul futuro che ci attende si possono ricavare dalla morte della vecchia narrazione?
Quale può essere l’equivalente scientifico dei rituali di un tempo?
Come rendere il mondo nuovamente abitabile (anche in senso filosofico)?
Ci avvisa che per lui “un'immagine del mondo non deve essere vera, ma indurre una forma di agire costruttivo” e propone l’analogia di una nuova conversazione, appena cominciata.
Quel mondo naturale, che l’uomo aveva misurato, "ha iniziato a parlare in lingue completamente diverse, come rispondendo per la prima volta a domande sensate": siamo lontani dal decifrare questa lingua straniera, ma riusciamo a intendere alcune prime parole.
“Il nostro futuro dipende dalla prontezza e dalla precisione con cui impareremo a tradurre e parlare questa lingua sconosciuta”.
La frammentazione è un vicolo cieco
Condivido con Blom che il desiderio di dominio e potere sulla “natura”, il considerarsi superiori (ad altri esseri umani in primis) e quindi l’arroganza e il disprezzo con cui si trattano persone, esseri viventi, risorse del Pianeta e cose sia davvero un aspetto radicato e forse il più dannoso del nostro agire.
Ma non facciamo l’errore di considerarci “fuori dal sistema” alla fine a livello individuale possiamo capirla tutti la dinamica: la mancanza di controllo fa paura.
Visto che non possiamo controllare quanto avviene in noi stessi speriamo almeno di riuscire a controllare quanto ci circonda, e più potere riusciamo a racimolare, maggiore è il controllo che crediamo di poter esercitare. E’ sempre una difesa.
Credo che siamo arrivati a capire in tanti che la strategia a livello collettivo e sul lungo periodo non funziona. Siamo stanchi con la riduzione di tutti i problemi che abbiamo a irritanti e miopi tifoserie: bianco contro nero, pro-Palestina contro pro-Israele, biciclette contro auto, ambientalisti contro industriali, giovani contro adulti e così via all’infinito.
Non è una partita, non si vince dividendosi in fazioni, vincendo su qualcuno; anzi, come abbiamo visto, le apparenti vittorie (di pochi) si trasformano spesso in sconfitte. Per tutti.
La separazione tra l’uomo e la natura, tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, tra buoni e cattivi, tra corpo e mente porta a soluzioni parziali e frammentarie che spesso non fanno che peggiorare le cose.
Non possiamo arrivare a prendere decisioni efficaci con la sola razionalità, perché la prospettiva razionale è limitata.
“The anchors of identity, morality, cultural coherence and social stability are unravelling and are losing our bearings. This is a conceptual emergency”.
“The clue lies in ourselves, the nature of our mind, our perception and thus how we engage with the world”.
“People in all societies now find that living well in the new global context requires deep changes in consciousness - new minds for new times. The new stance connects synthetic skills such as imagination and intuition with analytic skills of quantification and rationality. It embraces the relationship between embodied knowledge and codified knowledge…”.
Uno scoglio ostico per quasi chiunque sia cresciuto nella culla della cultura occidentale, dove il non comprensibile, il non visibile, il non provato è immediatamente considerato non credibile.
Eppure le frontiere più incredibili della conoscenza arrivano proprio dalla scienza, quindi…
Narrazioni maestre e narrazioni alternative
Attenzione a non cascare in (almeno) un paio di trappole:
L’immobilismo:
“Ci sentiamo in colpa per quel che abbiamo ereditato e ciò alimenta il desiderio di scomparire chiedendo prima “scusa”: che il mondo vada dove deve finché non saremo spazzati via (…)
Siamo alla stregua di sonnambuli, che credono ancora di possedere il talento e la genialità di quella vecchia Europa per cui proviamo colpa. Siamo invece sotto l’effetto di una pozione magica. La paura”.
La paura è il nemico dell'Europa
La critica tout court del metodo logico e scientifico, abbracciando pratiche animistiche o esoteriche senza contestualizzarle geograficamente, culturalmente e temporalmente.
Bisogna sapersi incontrare a metà del guado.
Occorre suturare, co-creare, contribuire alla nascita e crescita di narrazioni alternative che si affianchino e col tempo sostituiscano le narrazioni ormai inutili e dannose.
Cos’è una “Master Narrative”?
È un framework “pronto all’uso” per orientare la propria vita, comportamenti e obiettivi; quindi è utile.
Come le convenzioni e le norme sociali, è condivisa da un largo gruppo di persone e pervade l’informazione, l’economia, le storia: è ubiqua, e proprio per questo è spesso invisibile, la maggior parte di noi la introietta inconsciamente.
Ha una componente morale e ideologica, non è “value neutral”: deviare da essa comporta un certo grado rischio perché “si sfida” la maggioranza.
Essendo “dominante” e radicata nel tempo, è la narrazione che viene normalmente supportata da chi detiene il potere (politico, economico…) e si rivela una componente della cultura piuttosto rigida e persistente.
In questo contesto le Narrazioni Alternative nascono quando un sottogruppo di persone “vede” la Master Narrative, non si riconosce in essa (o ne è escluso come minoranza di qualsiasi tipo) e comincia a costruirne una alternativa.
Con pazienza, resistenza, spalle larghe e unendo le forze, è possibile contribuire a un altro mondo possibile o almeno piantare i primi semi, compiere i primi innesti.
Si tratta di un processo che ci coinvolge, come la crisi attuale, prima su un piano individuale e poi a livello sociale, per questo è essenziale lavorare su se stessi.
Consigli dei maestri di oggi
Da diverse parti arrivano consigli preziosi su come fare:
1. Abbandona il mito del controllo
Structures are no longer primary. In a natural ecology it is the flow of energy through the system that creates structure, which in turn configures the flow. You cannot control complex systems, only disturb them. And even a small disturbance, artfully designed, can have large systemic effects.
Systems Thinking for a Turbulent World: A Search for New Perspectives
2. Percepisci in modo nuovo il presente, per vedere più lontano, più ampiamente e più profondamente possibile, riconsiderando i tuoi modelli mentali e aprendoti ad altri modi di conoscere, non verbali.
Considera un presente meno sottile, più “spesso”, esteso, in grado di contenere i feedback dal passato e le anticipazioni sul futuro percepite attraverso una coscienza espansa.
3. Confida nell’esperienza soggettiva e plurale: ogni esperienza è soggettiva, è valida e va riconosciuta, ma solo ascoltando più prospettive (decision field) e comprendendo che ogni decisore è parte del sistema, possiamo arrivare a prendere decisioni etiche, responsabili, meditate e forse migliori.
Agisci con integrità, considerando le tue azioni come un modo di imparare: “we cannot plan but learn our way into the future”.
4. Lavora su tempi più lunghi, come fa la natura. Allenati a ascoltare profondamente e con tutti i sensi, a cuore aperto e sospendendo ogni giudizio.
Preparati a cogliere segnali da persone e contesti inaspettati, a un pensiero aperto e dinamico, che preveda continue riconfigurazioni delle idee.
Se tutto questo suona un po’ strano, è normale. Se dice qualcosa a qualche parte di voi, un consiglio: frequentate il corso del MITx sulla Teoria U di Otto Scharmer, la bussola migliore che abbia trovato finora fuori dai libri.
In unknown territory we need a compass not a map, something to give us overall direction and purpose. We will find that compass not in the surface layers of change but deep in the culture where values live. Expanding our view to include a longer timescale.
Ten Things To Do In A Conceptual Emergency
Per approfondire:
Philipp Blom, La natura sottomessa. Ascesa e declino di un'idea, 2023 (libro)
Luciano Floridi, Pensare l'infosfera. La filosofia come design concettuale (libro)
Anthony Hodgson, Systems Thinking for a Turbulent World: A Search for New Perspectives, 2019 (libro)
International Futures Forum, Ten Things To Do In A Conceptual Emergency, 2009 (pdf)
u-lab: Leading From the Emerging Future (corso online) e
Hidden Brain, Healing 2.0 (podcast)
K. C McLean e M. Syed, Personal, Master, and Alternative Narratives: An Integrative Framework for Understanding Identity Development in Context (paper)
Interaction Institute for Social Change, Bringing a Network Theory Perspective to These Times
Social Hierarchy for dummies
Il Foglio, intervista a Massimo Cerulo: La paura è il nemico dell'Europa